La storia di sopravvivenza di Chezia da Belluno

Chezia

1. Come sei entrato in contatto con i testimoni di Geova?

Sono nata e cresciuta in questa realtà. Addirittura da parte di madre, la mia bisnonna in una piccola provincia del nord Italia era una delle prime sorelle del posto negli anni 50. Invece mio nonno insieme a mia nonna ha conosciuto la così detta “verità” in Canada. Soli e stranieri si sono sentiti subito accettati nella comunità di italiani emigrati testimoni di Geova. Mio padre l’ha conosciuta da ragazzino, lui apparteneva a una famiglia anaffettiva e problematica quindi si è aggrappato ad essa da giovanissimo, convertendo quasi metà della sua famiglia. Nascendo e crescendo nel cuore di essa non avevo molte vie di uscita, ho sempre avuto dei dubbi, Dio non l’ho sentito molto presente là dentro, vedevo molte discriminazioni all’interno. Appartenevo a una piccola congregazione di montagna, dove c’erano delle faide famigliari tra due anziani e le loro famiglie (uno di essi era mio padre) più della metà della congregazione era alleata a quella dell’altro anziano, quindi da bambina fino ai 17 anni venivo esclusa ed emarginata. I miei genitori erano molto severi, in quanto femmina, da adolescente non uscivo la sera se non con mio fratello o con coppie di fratelli molto più grandi di me. Ero sempre con la mia famiglia anche nello “svago”. Ho subito molta pressione psicologica per battezzarmi fino all’adolescenza, dicevano che se mi fossi battezzata in quel periodo di età così critico sarei stata protetta dagli angeli, mi sarei trovata un bravo fratello e soprattutto mi sarei sposata vergine. Io ho provato di tutto per essere amata e accettata lì dentro e quindi il mio percorso era già segnato. Feci la brava per loro. Vivevo da automa, dentro di me sentivo una tristezza e un vuoto indescrivibile che mi feriva nel profondo, spesso di nascosto piangevo, ogni tanto durante le adunanze non riuscivo a trattenermi, le lacrime scendevano da sé.

2. Come hai vissuto la tua vita e la tua quotidianità in questa comunità religiosa? Contro cosa hai dovuto lottare di più?

Non posso dire che ho solo avuto brutti ricordi.

Tengo nel cuore diverse persone che hanno avuto l’intelligenza e l’empatia di capirmi. Ricordo delle sorelle, molto più grandi di me, che mi hanno presa sotto le loro ali. Una era come una madre mi portava in servizio, mi ospitava e cosa più importante mi ascoltava e cercava di capirmi. Non mi ha mai segnalato agli anziani, cosa molto comune li dentro. Era forse l’unica vera amica che avevo li.

La mia infanzia fino alla giovane età in casa e stata molto difficile. Ho avuto diversi episodi di disturbi alimentari, oscillavo dai 47 ai 59 kg. Episodi di autolesionismo, tagli alle braccia e insicurezza personale. Mia madre era molto violenta se non facevo quello che voleva, una volta ricordo che mi sputò in faccia perché volevo ribellarmi. Più o meno ogni giorno c’erano episodi di urla e violenza in casa con mestoli di legno, cinghie e cavi elettrici. Da bambini eravamo spesso da soli con lei. Mio padre non c’era quasi mai perché doveva provvedere alla famiglia, poi era anziano che presiedeva, lo studio, gli impegni teocratici, ecc gli occupavano molto tempo. Mi ricordo un episodio in vacanza noi tre figli piccoli con solo mia madre in un momento di rabbia a 6 anni mi ruppe un timpano a suon di sberle. Mio fratello aveva 7 anni dopo giorni che sporcavo la fodera del cuscino di sangue insistette per farmi portare al pronto soccorso. Grazie a quell’episodio soffro spesso di acufeni.

Sono cresciuta in base alla scrittura di “La stoltezza è legata al cuore del ragazzo; la verga della disciplina è ciò che l’allontanerà da lui”. — Proverbi 22:15. Fatto discordante perché ogni tanto i miei genitori dovevano accompagnarmi a scuola con magliette a maniche più lunghe per nascondermi lividi, segni e morsi. Strano se erano nella ragione. Anche in sala, che ero bambina o adolescente, le sberle per mia madre erano di norma se parlavo anche con il mio vicino di sedia. Che umiliazione! Ma era comunque esemplare perché impartiva un educazione esemplare. Eravamo sempre impeccabili, puliti, precisi, preparati alle adunanze e ordinati.

In più il mio nome è biblico viene dal libro di Giobbe, Chezia era una delle figlie, date a Giobbe attraverso una benedizione di Dio, una delle più belle del paese. Mio padre diceva spesso che il mio nome mi stava a pennello, ero solo bella e basta a 50 anni quando il mio corpo sarebbe invecchiato secondo lui non mi sarebbe rimasto niente. Queste parole e le botte restano scritte indelebili nella mia mente. Ho fatto di tutto per essere amata ed accettata nella mia comunità ma c’era sempre qualcosa in me che non andava come i doppi buchi, il brillantino al dente, la barba di mio marito (colpa mia perché erano una moglie alternativa che lavorava troppo, e aveva poco tempo per predicare). In più subivo anche il body shaming, capelli troppo ricci, troppo scuri, occhi troppo chiari, ero un problema, sembravo una gitana, una tentazione, una pietra d’inciampo per i maschietti.

Mi ricordo che quando potevo, specie da ragazzina, quando giravo l’angolo, vivevo da ragazza normale. Per esempio andavo alle superiori lontano circa 45 km da casa, prendevo il treno la mattina e tornavo nel primo pomeriggio. Senza essere vista da loro mi cambiavo in treno e mi vestivo più moderna. Il pomeriggio a casa se mi concedevano dicevo di fare delle passeggiate invece facevo qualche piccola faccenda da una vicina anziana, con quei soldini riuscivo a comprarmi qualche vestito giovanile. I periodi delle superiori erano una boccata di aria fresca e raramente riuscivo a fumarmi una sigaretta, o a marinare la scuola e chiudermi in un baretto e fare un po’ di festa senza essere vista. Mi faceva sentire viva, ribelle e terribilmente in colpa, ma viva. Finita la scuola, sempre sotto la pressione psicologica dei miei, del gruppo di lingua a cui appartenevo (ero nella LIS per via di mia sorella maggiore che è nata sorda) decisi di mettermi in riga e mi sforzai di essere una testimone di Geova al 100%.

All’età di 22 anni chiesero a me e alla mia famiglia di fare parte di un dramma biblico, ora che ci penso l’unico membro che non chiesero la sua partecipazione era mia sorella perché portatrice di handicap, era troppo un peso per loro. (Ora che ricordo all’età di 8 anni feci un’ intervista a un’assemblea con  mio fratello, anche in quell’episodio mia sorella non fu chiamata per la sua disabilità). Un ottimo modo per integrare una persona con delle difficoltà. Ritornando al dramma lì conobbi il mio futuro marito, entrambi facemmo le parti di quelli del mondo, mi dissero che il mio aspetto era estremamente idoneo in quel ruolo anche se ero esemplare ero comunque sbagliata. Nel periodo di frequentazione, mio fratello era stato chiamato alla SAM (nel 2010 era la scuola di addestramento per fratelli non sposati) e poi trasferito lontano. Mio marito fu l’unico fratello disposto a frequentarmi in casa e riuscire a gestire la tirannia dei miei genitori. A 24 anni mi sposai e iniziai finalmente a vivere da persona quasi normale.

3. Come mai non sei più un membro dei Testimoni di Geova? C’é stato un evento decisivo?

Nella mia esperienza di vita nel testimoni di Geova ho sempre subito un senso di vuoto, di sensi di colpa e di essere sempre inadeguata per tutti loro. Spesso dicevano che ero simile a una gitana o alternativa. Mi sentivo come il brutto anatroccolo, diversa per forza perché non della loro specie. Mi sono capitate occasioni dove il mio autolesionismo tornava, spesso avevo pensieri strani e suicidi. Prima di addormentavi speravo di non svegliarmi più il giorno dopo. Se Dio era lì perché non mi ascoltava? Perché non lo sentivo? Perché ero così dannatamente sbagliata? Mi ricordo che alle gemme spirituali, una parte delle adunanze dove bisognava fare commenti approfonditi sulle scritture studiavo ogni cosa ma risposte alle mie domande non le trovavo, e per quanto mi sforzassi comunque venivo in qualche modo emarginata anche da alcune coppie giovani della circoscrizione che si trovavo tra di loro perché di classe A nominati esemplari. Io e mio mio marito siamo sempre stati di classe B, abbiamo sempre lavorato full time per essere indipendenti e dedicavamo il poco tempo libero necessario al servizio.

Dovevo cercare Dio perché ne avevo bisogno. Di nascosto da mio marito e dalla comunità iniziai a fare ricerche personali, dovevo sapere se era la “verità” come dicevano loro. Conobbi dei pastori, uno in particolare appartenente alla chiesa evangelica pentecostale ebbe l’amore e la pazienza di ascoltarmi, cosa che gli anziani in 33 anni non hanno mai fatto. Mi fece leggere la Bibbia da sola e non quella di “Topolino” come la chiamava lui, ovvero la Traduzione del Nuovo Mondo. Sembrava un altro libro. Tante scritture anche se le stesse erano diverse. C’era qualcosa di spirituale oltre il concetto demoniaco che dicevano i testimoni. Forse c’era qualcosa anche dopo la morte.

Fin da piccola avevo passione per la magia. Cercai Dio e il male come dicevano loro anche là. Dovevo per forza svelare le loro bugie. Comprai libri, mazzi di tarocchi, corano, libri esoterici, libri di narcisismo….avevo una biblioteca religiosa ed esoterica nascosta in casa tra i miei vestiti. Più leggevo, più studiavo più la mia mente si apriva. Grande amico fu il COVID, adunanze e riunioni furono spostati su zoom, persi i contatti con quasi tutti i fratelli. Ricordo che lavoravo in un supermercato, tanti fratelli mi chiedevano di fare la spesa per loro. Mi facevano trovare i soldi, la spesa la lasciavo fuori dalla porta per evitare che si ammalassero. Presi la palla al balzo per diventare inattiva. Mio marito dai miei discorsi, e dal mio distacco da loro capì che ero cambiata, ero in pensiero, iniziò a indagare. A mia insaputa chiese aiuto a delle “amiche” che anche loro videro qualcosa di diverso in me, consigliarono di andare a chiedere aiuto a degli anziani. Fu un attimo che arrivarono nel 2021(dopo 1 un anno e mezzo di disinteresse e attenzione come pastori del gregge) per una visita pastorale, ma il loro obiettivo fu esclusivamente di  raccogliere prove per avviare un comitato e così fu. Ebbi tre comitati giudiziari, uno con richiesta di appello e mio marito sempre presente, dai tre per finire dai sei anziani e una donna sotto accusa, fu una caccia delle streghe vera e propria. Il capo di accusa era: apostasia, spiritismo e stregoneria alla base della scrittura di Deuteronomio 18:10. Fui felicemente buttata fuori anche se esposi tutte le violenze della mia famiglia d’origine, partirono comunque delle indagini nei confronti dei miei genitori ma l’unica doppia testimonianza fu quella di mia sorella che testimoniò, ma per loro non ebbe peso, non venne creduta per il suo handicap e i suoi precedenti (in passato anche lei subì un comitato, aveva la cartolina corrotta). Mio padre, mia madre e mio fratello negarono o comunque edulcorarono. Risultato mia madre serve come pioniera regolare e mio padre anche come anziano e pioniere. Mio fratello che testimoniò il falso serve come anziano, sostituto sorvegliante, pioniere regolare in una congregazione LIS. Tuttora per loro io sono una bugiarda, pazza. Io l’ho vissuta come l’eliminazione dello scomodo e del diverso.

4. Quanto eri saldamente ancorato alla tua fede e alla tua comunità? Quando e perché hai iniziato a mettere in discussione la tua fede?

Diciamo che il mio bisogno di essere amata ed accettata erano molto più forti della mia ragione. Mi sforzai con tutta me stessa di rendere la religione del mio branco la mia.

Ho messo in discussione da sempre tutto, ma i miei dubbi erano sempre per me e miei. Non vedevo amore, vedevo bullismo e discriminazione. Ma cosa forse più grave era per me la scrittura di 1 Giovanni 4:8 “chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”  non lo percepivo li. Poi tante scritture non erano veritiere, in più Giovanni 8 non aveva dei pezzi riportati, quell’episodio dell’adultera non c’era in quanto la protagonista era donna? Perché non potevo guardare o leggere materiali apostati? Se ero convinta che quella era l’organizzazione di Dio di certo non un video o un’esperienza o un libro apostata poteva farmi cambiare idea.

Andando da una psicoterapeuta cercai di risolvere certi miei traumi e insicurezze sulla mia persona conobbi il modo dei narcisisti, della dipendenza affettiva, della ipersensibilità. Vidi molto in me e nelle persone che mi circondavano, facevo collezione di psicopatici, narcisisti e bordeline perché ero abituata ad amare quelle categorie di persone. Le cercavo come un drogato in crisi di astinenza. Volli guarire il mio male. Comprai un libro, il primo di tanti “Guarire dall’abuso nascosto. Un percorso attraverso le fasi della guarigione dall’abuso psicologico” di Shannon Thomas. Vidi molti comportamenti degli anziani in questo libro. Mi si apri un mondo fu liberatorio e sconvolgente, per la prima volta in 33 anni di vita non mi sentii mai così libera. L’ultima adunanza che feci nel febbraio 2020 ricordo che piansi dall’inizio alla fine, mi mancava l’aria chiesi all’usciere di aprire le finestre perché mi sentivo male, non era più il mio posto ogni cosa che dicevano ogni parte mi dava fastidio. Benedetto per me fu il COVID.

5. Sei vittima di ostracismo?
a.) Se si, in che misura?

Io vivo quasi tutti i giorni l’ostracismo. Non ho più contatti con nessuno della mia famiglia di origine. Di recente mia sorella è stata l’unica parente che ha provato a riallacciare i rapporti con me, stavo conoscendo mia nipote che ha quasi 6 anni poco tempo fa. Purtroppo gli anziani, mio cognato e i miei genitori hanno bloccato la cosa dicendo che avevo una condotta orribile, essendo disassociata e non poteva avere più contatti con me a meno che non faccio dei passi per tornare. P. S.  Anche se mi dà molta sofferenza la cosa, neanche dentro una bara, rimetterò i piedi in una sala del Regno.

Lavoro in un supermercato, i fratelli scelgono di fare la spesa da me, ma mi evitano o cambiano cassa quando sono in turno. O mi danno del lei, certi di questi mi tenevano in braccio da bambina, altri erano presenti al mio matrimonio, altri ancora sono stati ospitati a casa mia, alcuni hanno fatto le vacanze da me. La cosa mi riempie di energia negative, mi fa rabbia che mi trattino con indifferenza specie nel mio luogo di lavoro quando è scontato che possono incrociarmi, Vedo che invadono il mio territorio, che corrompono il mio habitat. Cerco di provare a perdonarli per la loro poca conoscenza, per il loro modo di vivere da zombie dettato da regole di una società americana. Vorrei dirli che vivono una bufala che non ho nessuna malattia contagiosa ma questo può darli solo importanza, farei il loro gioco. Ho imparato come istinto di sopravvivenza a ostracizzarli anch’io dandoli del voi, trattandoli come dei clienti di passaggio che non ho mai incrociato prima. Provatelo è divertente, le loro facce sono buffe quando fai così.

b) Perché queste Persone / Testimoni di Geova ti ostracizzano?

Perché gli è stato inculcato questo. Credo che molti non vogliono nemmeno evitarmi, diversi di loro mi hanno voluto bene ma sono convinti che il loro “silenzio punitivo” (atteggiamento tossico nelle relazioni, manipolatorio e tipico di culture abusanti) serva a farmi ritornare lì. Diversi credono veramente che possano salvarmi la vita. Ci sono alcune persone buone lì dentro ma sono come foche che nuotano in mezzo agli squali, spero con tutto il cuore che si sveglino. Tanti soffrono per i figli, genitori, amici che sono usciti, altri li frequentano di nascosto come gli amanti senza capire che quello che dice il corpo direttivo è sbagliato, distruttivo e cattivo è istigazione all’odio per i fuoriusciti. Ma soprattutto antiscritturale, nella bibbia non c’è scritto questo. Tanti li vedo fanatici, altri vittime e carnefici allo stesso tempo, altri ancora oscuri e stanno bene lì. Una cosa che mi ha aiutato molto è stata contattare le mie amicizie che sono uscite prima di me e che per motivi geoviani ho perso. Ho chiesto scusa a tutte quelle persone che mi hanno risposto, ho perso anni di vita loro, ho perso le nascite di figli di amiche ma ho capito che non è mai troppo tardi, il voler bene dura nel tempo anche se si prendono strade diverse.

6. Come stai oggi? Con quali effetti devi lottare?

Devo dire che io sto bene, mi focalizzo su quello che ho. Sono in salute, ho degli animali stupendi due beagle e un gatto, sono la mia medicina pet terapy. Mi fanno sentire amata e il loro amore è puro.

Mi capita di chiudermi spesso in me stessa, voglio stare sola a leggere. Ho conosciuto scrittori che lì dentro erano proibiti come Stephen King, lo adoro, adoro la sua persona e il suo attivismo nei diritti delle donne. Ogni tanto sono un’adolescente bevo fino ad ubriacarmi. Nel periodo di fuoriuscita era un’abitudine bere iniziavo anche alle 9 di mattina, cercavo di colmare il mio vuoto, in più ero completamente sola e separata in casa per mia volontà. Mi sono resa conto che stavo uscendo da una dipendenza per poi prenderne un’altra l’alcolismo. Mi fermai subito, iniziai a cercare compagnie simili alla mia storia, i fuoriusciti. Mi aiuta donare il sangue, questo mi permette di aiutare sul serio gli altri e tenerci alla mia salute. Finalmente mi rendo conto che queste cose sono il bene e non il male, entrare nei donatori di sangue mi permette di conoscere gente buona e altruista e a tenere sotto controllo la mia salute, la mia persona.

Spesso ho paura di morire da sola e non amata. Tuttora faccio fatica ad avere amici, ho paura delle persone, sono socievole ma ho paura ad amare. Sono convinta che le persone vogliono fregarmi, manipolarmi, usarmi e peggio ancora abbandonarmi. Per questo se qualcosa non mi va chiudo il rapporti subito, già dal nascere, così evito di soffrire poi. Mi sembra di autosabotarmi. Sto diventando anche poco tollerante alle persone. Soffro molto il Natale e i compleanni che non ho vissuto, mi manca il concetto famiglia, vedo i miei colleghi, i miei amici che hanno sempre vissuto una vita normale. Hanno avuto modo di andare all’università, di fare esperienze prima del matrimonio, di conoscere gente. Mi sento sempre diversa, sfigata, non capita, il mio dolore lo tengo per me.

Ho anche una paura allucinante di invecchiare, di essere fuori forma, di non piacere esteticamente tutto ha origine dalle frasi sottovalutanti della setta. Ho paura di non valere niente di essere una donna ignorante per questo leggo molto e mi sforzo di tenere allenate le lingue che so. Vedo le persone sempre migliori di me. Cerco di imparare ad amarmi giorno per giorno. Di essere di aiuto e di esempio per chi vuole uscire, io ce l’ho fatta da sola e sono ancora qui, ho il privilegio di raccontarlo.

7. Che conclusione trai personalmente dal tuo passato?

Ho capito che il passato non si cambia, si lotta per un presente positivo e si cerca di costruire un futuro migliore.

L’anno scorso feci un’intervista con un youtuber attivista l’apostataccio questo mi ha permesso di aiutare gente, molti mi contattano attraverso i social facebook, linkedln, istagram. Ho conosciuto apostati e fuoriusciti come me , non sono sola. Vorrei fare di più per aiutarli, dire a più persone che non sono sole, che la vita è bella, che se hanno bisogno di essere ascoltati ci sono.

Ho visto il risveglio di mio marito e di alcuni che conosco, spero che il mio aiuto sia di loro supporto. Capisco le loro paure, le loro ansie, cosa possono perdere se escono ufficialmente. Vorrei che in Italia ci fosse una comunità come la CESAP per quelli come noi.

Tutti i giorni penso alla mia famiglia e perdono mia madre che comunque a modo suo si è sforzata di darmi un’educazione, credo che questo era l’unico metodo che conosceva per me. Credo che per lei non sia stato facile crescerci quasi da sola con una figlia con un handicap. Perdono mio fratello che per il buon nome di Geova non ha voluto infangare la sua famiglia. Perdono mio padre che per essere un bravo pastore per la sua congregazione ha trascurato la sua famiglia, di lui sono sicura che sente spesso la mia mancanza. So’ di essere stata sfortunata però venendo a conoscenza di realtà più serie come la pedofilia nei testimoni di Geova poteva andarmi peggio. Ogni tanto fantastico all’idea di essere nata normale, in una famiglia tradizione italiana cattolica non praticante, intorno all’albero di Natale con tutti i maglioncini abbinati che cantiamo e decoriamo l’albero come le pubblicità, o che al mio compleanno sono circondata di regali e persone…sono pensieri infantili ma ci penso.

8. Che consiglio vorresti dare a coloro che sono interessati a questa comunità di fede o ai membri che hanno già dei dubbi?

Vorrei dirli che Dio come lo si voglia chiamare c’è ma è stato chiuso in una scatola dalle religioni. Vorrei dirli di non farsi abbindolare e che il loro periodo nero prima o poi finirà. Mi spiace come sono stati addestrati i testimoni di Geova, rispondono alle giuste domande per trarre a sé persone bisognose. Periodo di lutto, senza lavoro, lasciati dagli ex, in prigione, ecc. Come i vampiri succhiano il sangue dove sanno di portelo trovare. Consiglierei a chi si sta avvicinando di fare un po’ di ricerche e studiarsi che cos’è il love bombing iniziale e la manipolazione che tutto sembra bello, all’inizio tutti ti amano e ti accettano poi ti abbandono, esattamente dopo il battesimo quando sei già la loro preda. Che le troppe regole soprattutto umane fanno male, che il controllo assoluto sulle persone non possono averlo. Che le minacce e la paura dell’ostracismo non fanno bene, sono ricatti emotivi, dovrebbero essere penali. Vorrei precisare che fuori nel mondo non ci sono solo persone cattive, è vero esistono ma esistono anche tante belle persone disposte ad aiutarti a ricominciare. NON SEI SOLO! SEI BELLO E PREZIOSO COSI’ COME SEI, NON SEI SBAGLIATO! questo vorrei dire a chi ha intenzione di uscire. Vorrei anche dire che ci sono tantissimi gruppi di fuoriusciti come questo disposto a raccontarti la loro storia simile alla tua e ascoltare la tua.

Consiglierei di informarsi attraverso i siti, le associazioni degli ex, i casi in Norvegia, in Australia, il caso Pierina in Italia e le bugie dette in diretta da un interno, guardare i video youtube delle Iene sui testimoni di Geova, di vedere il film “la ragazza del mondo”, di fare delle ricerche approfondite su di loro senza guardare quello che pubblicano e dicono loro, di fare il detective. Vorrei porgerli la mano, perché capisco che li crollerà la terra sotto i piedi ma dicono che bisogna morire per rinascere e la rinascita fuori da lì e dolorosa ma vitale. Vorrei dirli che se ce l’ho fatta io in una piccola provincia del Nord Italia ce la possono fare anche loro.

Se un giorno la mia nipotina vorrà uscire spero che questa mia intervista e spero tante altre siano di aiuto per lei, la dedico a lei. Zia ti vuole bene e se un giorno da grande vorrai contattarmi io ci sono, scusa se non ti ho protetto. Dì anche alla tua mamma cocciuta che si ostina a rimanere dov’è che è stata anche lei non capita. Vi voglio bene.